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venerdì 29 gennaio 2021

Torta di mele in 5 minuti


Mi sono accorta di non trovare più la ricetta della mia classica torta di mele. In realtà è una torta “jolly” che può essere declinata in un sacco di varianti in base ai gusti, all frutta che abbiamo a disposizione in quella stagione e a quelle che abbiamo in casa. 

La cosa bella è che per prepararla ci vogliono veramente solo 5 minuti, pochi ingredienti e niente bilancia, ma solo un bicchiere della grandezza diciamo del barattolo della Nutella (insomma il classico bicchiere da acqua da tavola). È facilissima anche ricordare gli ingredienti, perché basta andare a scalare ;)




Ingredienti 

4 uova

3 bicchieri di farina 0

2 bicchieri di zucchero (anche se io ne metto sempre 1/1 e mezzo)

1 bicchiere di latte 

1 bicchiere di olio di semi 

1 bustina di lievito per dolci 

1 bottiglietta di estratto di vaniglia (di quello macerato in acqua e non in alcol)

3/4 mele Red Delicious 




Procedimento 

Mettete tutti gli ingredienti insieme nella planetaria o in una ciotola in cui potete mescolarli con una frusta elettrica. Frullate prima piano e poi alla massima velocità per almeno 5 minuti (deve fare le bolle, così vi verrà bella spumosa e alta). Se vi ci piacciono potete aggiungere dei pezzetti di mela all'interno, ma tenete sempre presente che più mele mettete all'interno e più umida vi risulterà la torta.

Trasferite l'impasto in una tortiera di circa 24/26 cm di diametro foderata di carta forno o imburrata e infarinata, guarnite con le fette di mela e infornate a forno caldo a 180°C per circa 40/50 minuti. Vi consiglio di fare sempre la prova con lo stecchino! Per non farla asciugare trasferitela ancora calda su una griglia per torte e lasciate freddare, nonostante il profumo invitante!




Come vi dicevo le varianti possono essere infinite! Questa è quella che ho fatto io per la colazione di stamattina, ma il latte vaccino può essere facilmente sostituito con una bevanda vegetale o un vasetto di yogurt, potere dimezzare lo zucchero per farla mangiare ai più piccoli e se avete paura che sembri troppo poco dolce potete aumentare la dose di vaniglia e di mele nell’impasto. Potete usare la frutta stagionale (pere, susine, fragole, mirtilli, ecc) o aggiungere la frutta secca e sostituire la vaniglia alle spezie che più piacciono o che meglio accompagnano la frutta che andate a usare. Nel corso degli anni l’ho fatta cin un sacco di differenti tipologie di farine (da quelle meno raffinate come la 1 e la 2, a quella di farro o di kamut o ancora quelle di granì antichi) e ogni volta un successo. Se, ad esempio, aggiungere 1/2 bicchiere di cacao in polvere amaro diventerà una torta soffice al cioccolato... insomma, il limite è davvero la fantasia ed a me piace trovare anche nuove combinazioni.

venerdì 18 dicembre 2020

Tacchino del Friendsgiving




A differenza di molte altre persone che sono appassionate di cucina, non vengo da una famiglia con chissà quali tradizioni culinarie. Quando è nata la "mia" ho deciso di introdurne alcune e creare delle nostre personali tradizioni. Oggi vi voglio raccontare di una ricetta che da pochi anni fa parte di queste tradizioni della nostra piccola famiglia. 

Per chi ancora non mi conosce, sono un amante dell'American bbq, della cucina e delle tradizioni americane, ma mi piace prendere un pezzetto di quella cultura e adattarlo alle nostre usanze, creare un vero e proprio melting pot.

Cucinare per gli altri mi ha sempre reso felice, e al momento, non poter condividere la tavola con amici o parenti è davvero una grossa privazione, ma mi piace ricordare e portare comunque avanti una mia tradizione, anche se per questa volta ho cucinato solo per noi.

Un paio di anni fa abbiamo cominciato a fare una sorta di Thanksgiving con i nostri amici. Non riuscivamo a vederci esattamente l'ultimo giovedì del mese di ottobre (incastrare gli impegni di tutti è sempre complicato!), ma ci organizzavamo per un giorno poco distante, quando ne avevamo l'occasione. Ecco perché abbiamo deciso di chiamarlo Friendsgiving!

Come per il vero Giorno del Ringraziamento, anche nel nostro caso il re della tavola non poteva che essere il tacchino! Di ricette ne esistono tantissime in base ai gusti e alle versioni, nel mio caso preferisco farlo intero, accompagnato da un classico purè di patate all'italiana e salsa gravy. 

Il tacchino è spesso una carne sottovalutata e snobbata dai più perché basta poco per renderlo "stoppaccioso" (asciutto), ma con qualche trucchetto è possibile renderlo tenero come il burro.






Tacchino del Friendsgiving con salsa gravy e purè di patate



Ingredienti


Un tacchino da 6 a 8 kg


Per la salamoia

4 cup acqua 

1 cup sale

1/2 cup zucchero di canna

Un ciuffo di salvia e rosmarino tritati grossi

Le bucce di 2 arance non trattate

2 mele a spicchi

1/2 litro di succo di mela 

Pizzico di pepe


Per la Salsa Gravy

1 costa di sedano

3 carote grandi

2 cipolle rosse

 1/2 litro di brodo di pollo

1 cucchiaino di maizena


Per il tacchino

Burro

Sale e pepe

Paprika dolce

Zucchero di canna


Per il purè

8 patate a pasta gialla 

25 grammi di burro

1 bicchiere di latte fresco

Parmigiano grattugiato

Noce moscata

Sale


Tempo del brining (la cosidetta salamoia) 12/24 ore



Per prima cosa assicuratevi di avere un contenitore abbastanza grande che possa contenere il vostro tacchino e che soprattutto vi entri in frigorifero! Va bene sia un contenitore in acciaio (una pentola, ad esempio) o in vetro. Evitate l'alluminio perché non è mai consigliabile per conservare a lungo gli alimenti. Quello che faremo è una salamoia (in inglese brining), che farà assorbire umidità e sale alla carne magra del nostro tacchino per renderlo più tenero e succoso.


Portate ad ebollizione le cup di acqua con il sale e lo zucchero, fate raffreddare, quindi mettete gli altri ingredienti. Immergete il tacchino e aggiungere altra acqua fino a coprirlo.


La sera prima iniziate a preparare la Salsa Gravy facendo un soffritto con sedano, carote e cipolle, a cui aggiungerete le interiora e il collo del tacchino, allungando con un po' di brodo di pollo. Il giorno dopo mettete il composto sul fondo di una teglia da forno con altro sedano, carote e cipolle tutto tagliato a pezzi grossi. 


Preparate un rub (condimento) mescolando 1 parte di sale, 1/5 di pepe, 1/5 di paprika e 2 parti di zucchero di canna. Prendete il tacchino, asciugatelo bene e speziatelo con il rub che abbiamo preparato, sia all'interno che sopra e sotto la pelle. Sotto pelle inserire anche delle piccole noci di burro. 


Infornate tenendolo rialzato nella teglia a 180° C e ogni 45 minuti spennellatelo con del burro fuso. Il tacchino sarà cotto a puntino quando nel petto la temperatura sarà di 70° C e 85° C nella coscia. 

A fine cottura fatelo raffreddare per almeno 30 minuti, per fargli assorbire i succhi e mantenerlo morbido. Sgrassate il sugo e aggiungete la maizena poca alla volta, fino a farlo addensare e poi filtratelo prima di servirlo a tavola. 

Se volete rendere la pelle più croccante, a fine cottura, potete alzare la temperatura a 220° C per pochi minuti, stando attenti a non bruciala.


Mentre il tacchino è in forno, cuocete le patate fino a che saranno morbide, spellatele e schiacciatele dentro ad una pentola. Aggiungete il burro e il latte mescolando spesso, quando diventa bello cremoso spegnere il fornello e aggiungere il parmigiano, il sale e la noce moscata a piacere. Volendo, una volta impiattato potete aggiungere sopra un cucchiaio di salsa Gravy.



Per chi volesse provare a farlo nel bbq, preparate un setup con fuochi laterali a 180° C. 

A fine cottura aprire tutta l'aria o rabboccare per alzare a 200° C stando attenti a non asciugare la carne.


lunedì 28 settembre 2020

La Carrot Cake più buona di sempre!

 

Ormai mi conoscete,

mi piace dilettarmi in cucina.

Negli anni vi ho sempre raccontato le ricette che più amo e quando trovo quella perfetta 

non vedo l'ora di condividerla con voi!



Ecco, la Carrot Cake è una di quelle torte che mi piacciono da matti,

ma che tutte le volte che provavo a farla non mi soddisfaceva.

O era troppo asciutta o non aveva il sapore che cercavo.

La mia mamma mi ha passato questa ricetta e... WOW!

L'ho leggermente modificata e per me adesso è davvero perfetta,

finalmente consistenza, sapore e umidità che cercavo.


Tante di voi mi hanno detto che avevano gli stessi problemi.

Ecco quindi con gran piacere la ricetta Carrot Cake più buona di sempre!



Ingredienti


334 gr di carote

266 gr di farina (io utilizzo quella di tipo 2)

240 gr di zucchero 

134 gr di mandorle pelate da tritare a farina

134 gr di succo d'arancia

La buccia di 1 arancia grattugiata

104 gr di olio di semi 

4 uova intere

1 bustina di lievito

1 pizzico di sale


Pelate e tritate finemente le carote e, sempre nel mixer, aggiungete poi l'olio e il succo d'arancia e tritate ancora alla massima velocità per ottenere una sorta di purea. Montare con le fruste (o direttamente nella planetaria) le uova con lo zucchero e la buccia d'arancia, fino a che non diventa un composto chiaro e bello spumoso. A questo punto aggiungete le mandorle che avete precedentemente tritato a farina e tutta la purea di carote, continuando a mescolare a media velocità. A poco a poco aggiungete a questo punto la farina e il lievito setacciati, e, vi consiglio per gli ultimi 5 minuti, di mettere la velocità al massimo, per creare delle bollicine che aiuteranno la lievitazione e la renderanno super soffice.

Trasferite il composto in uno stampo per torte (a me piace utilizzare questo) precedentemente imburrato e infarinato e infornate a forno caldo a 180°C per circa 30 minuti, anche se vi consiglio sempre la priva dello stecchino, perché ogni forno è diverso. 

Un piccolo trucchetto che ho imparato quando si usano stampi come il mio o comunque molto elaborati è di imburrarli molto bene, prima ancora di iniziare a mescolare gli ingredienti. Vi consiglio un burro o uno staccante spray che in questi casi entra meglio in ogni angolo, infarinate e mettete lo stampo in congelatore o nel ripiano più basso del frigorifero (che è quello più freddo). In questo modo una volta sfornata la torta si staccherà senza alcun problema. In più il mio consiglio è di sformarla ancora calda e appoggiarla su una griglia, questo eviterà che continui a cuocere con il calore dello stampo e mantenga la giusta umidità al suo interno.

Io metto poi una spolverata di zucchero a velo, anche se la tradizione americana vorrebbe un topper, ma io di quello non sono una gran fan ;)



Fatemi sapere se la fate anche voi!


mercoledì 22 luglio 2020

Serendipity



Durante la quarantena quante volte mi sono messa a pensare a come sarebbe stato 
se le nostre bambine fossero state entrambe con noi, 
cosa avrebbero fatto, quanta compagnia si sarebbero tenute a vicenda. 
Lo ammetto, ci sono stati dei giorni in cui mi sono sentita “in colpa” per la mancanza, 
altri malinconici in cui la guardavo giocare da sola pensando 
a quanto questo fosse terribilmente sbagliato, ingiusto! 
Ci sono ancora tanti alti e bassi, ogni giorno sono grata di avere la nostra bambina,
e ogni giorno mi chiedo perché abbiamo dovuto lasciare la nostra piccola Charlotte.


Più si avvicinava il compleanno dell’Amelia e più vivevamo un mix di eccitazione e tristezza: 
avremmo festeggiato l’una, “senza” (lei è sempre con noi) 
l’altra, ricordando quel giorno dolce amaro.

I preparativi sono iniziati con largo anticipo anche se con molta calma, 
giorni pieni a districarsi tra lavoro, e giochi con l’Amelia. 
Si, perché in quel periodo di quarantena ho capito che per me 
la cosa più giusta fare in questo momento è lavorare 
mentre lei dorme e passare il tempo con lei quando è sveglia. 
Eppure la stanchezza si faceva sentire. 
C’erano dei giorni in cui agognavo le 9 per infilarmi a letto!
Un forte mal di schiena all’altezza dei reni mi buttava ancora più giù: 
“forse sto troppo piegata, ora che l’Amelia ha iniziato a camminare, 
o forse è tornata l’endometriosi... 
si, me lo aveva detto la ginecologa che mi sarebbe tornata! 
Uffa! Forse è meglio se vado a fare un controllo”. 

In fondo al cuore un pensiero si fa strada, 
compri un test di gravidanza che non hai il coraggio di fare (ne di dire!). 
Poi pensi a mente lucida che no, non è possibile, sai bene che tutti i sintomi 
sono frutto della tua immaginazione, che non sono nulla,
 come non lo sono mai stati per tutti questi anni, e tu lo sai bene!
 E allora quel test lo nascondi in fondo al mobile del bagno, insieme a lui quel pensiero. 
Però il controllo lo fissi, così per scrupolo. 
“Vado perché mi è tornata l’endometriosi” 
ecco, è questo il motivo, non ce ne può essere un altro. 
“Vado da sola, è solo un controllo, e poi tanto Valerio non potrebbe entrare. 
Ma poi che entra a fare? Mi farà una visita, un’ecografia, mi darà una cura e via, si torna a casa...”

E invece, quando è iniziata l’ecografia, ho visto la faccia della mia ginecologa (e amica) 
anche sotto la mascherina, e ho capito... sapevo esattamente cosa stava per dire. 
Credo di aver tremato come una foglia ancor prima che lei posasse l'ecografo e iniziasse a parlare, 
di aver fatto scendere un fiume di lacrime e di averle stritolato la mano che mi stava tenendo. 
La prima cosa che ricordo di aver detto è “non è possibile... ho paura!”. 
Una PAURA tremenda che possa riaccadere!
MAI avrei pensato che potesse succedere, nemmeno nei miei più coloriti sogni.
 E chi dice “succede sempre così” è pregato di fermare l'irresistibile impulso di dover dire la propria, 
perché non è vero, non succede SEMPRE... PUÒ succedere, questo sì, ma non è così semplice e nemmeno così scontato! 
Non “abbiamo smesso di pensarci”, non “ci siamo rilassati ed è successo”...
Per anni mi sono sentita dire cose del genere,
la PMA è una strada difficile, a tratti sembra impercorribile,
e di certo non l'avrei intrapresa se fosse stata solo "una questione di testa!".
Di certo tornassi indietro, rifarei tutto, anche se so cosa ci aspetta.


Ero sola, incredula, a più di un’ora da casa. 
Non ricordo nemmeno il viaggio di ritorno su quella strada 
che conosco ormai a memoria,  (era quella che facevo per andare all'università)
la mia mente era rimasta in quella stanza di ospedale, gli occhi incollati su quel monitor, 
la voglia di arrivare SUBITO a casa, di abbracciare Valerio, l’Amelia, di dire TUTTO! 
Quando sono entrata tremavo, ho aspettato qualche istante poi ho tirato fuori l’ecografia, 
l’ho data all’Amelia e le detto di porgerla al babbo. 
All’inizio è rimasto incredulo anche lui, come stesse cercando di vedere qualcosa, 
di leggere una risposta tra le righe dell'esito della visita,
e poi quell’abbraccio in cui eravamo solo infinitamente NOI. 

Adesso andiamo piano, un passo alla volta, un controllo alla volta. 
Siamo seguiti bene, adesso dobbiamo solo respirare e rilassarci.
Tra sei mesi esatti l* conosceremo.


martedì 8 ottobre 2019

{Ricette} Pane al Cioccolato



Ci sono piccole abitudini che sono entrate a far parte della nostra vita ormai da mesi e mesi e per le quali troviamo il tempo anche adesso che abbiamo una bimba a cui pensare. 
Fare il pane alla domenica per la settimana è una di quelle. 
Non porta via troppo tempo e la casa profuma di buono, di famiglia. 
Mi piace pensare che l’Amelia quando sarà un po’ più grande possa aiutare il babbo, e che sentendo l’odore del pane si ricordi sempre delle domeniche a casa. I profumi sono tra i legami più forti che si possano stringere.
Se penso alla mia domenica di quando ero piccola, 
il ricordo più forte è quello del mio babbo che entra in camera per svegliarmi 
con una strisciolina di schiacciata ancora tiepida farcita con il burro. 
La prendeva vicino casa appena fatta e ce la mangiavamo insieme nel lettone, 
era il nostro rituale.


Alzi la mano chi non ha mai mangiato pane e cioccolata. 
Credo che sia uno degli abbinamenti più classici: cioccolata fondente, 
al latte o nutella, non c’è persona che io conosca che non l’abbia mai assaggiato! 
Per me vince su tutto il quadratino di cioccolato, quello buono, fondente. 

Era da tempo che Valerio voleva provare a fare un pane al cioccolato da mangiare 
a fine pasto o a merenda. Nessuna delle ricette che aveva trovato lo convinceva e ha deciso 
di inventarsela partendo da uno dei pani che di solito prepara la domenica 
e devo dire che dopo qualche tentativo e un paio di aggiustamenti, 
il risultato è davvero perfetto! È un pane che si fa in giornata 
(a parte il lievito) si inizia la mattina e si sforna giusto in tempo per l’ora della merenda. 
Se siete super golosi potete abbinarlo al mascarpone, 
o se siete audaci ad un filo d’olio di quello buono, 
ma se volete sentire veramente il sapore vi consiglio di mangiarlo senza nulla, 
magari ancora tiepido.





Ingredienti:

per il lievito

75 grammi di acqua
90 grammi di licoli 
20 grammi di cacao amaro
70 grammi di farina 00 
(noi abbiamo usato la farina 00 di grani 100% italiani di Molino Rossetto)


per l’impasto

250 grammi di lievito (quello preparato la sera prima)

600 grammi di farina di tipo 1 

(noi abbiamo usato la tipo 1 biologica macinata a pietra di Molino Rossetto)

300 grammi di acqua
1 cucchiaino colmo di caffè in polvere (quello per la moka)
5 grammi di zucchero bianco 
12 grammi di sale
una bustina di pepite di cioccolata fondente
100 grammi di cioccolata fondente in tavoletta


La sera prima, unite in una ciotola 75 grammi di acqua, 70 grammi di farina tipo 1, 90 grammi di licoli rinfrescato e 20 grammi di cacao in polvere. Mescolate bene gli ingredienti e lasciate riposare in frigo per tutta la notte.

Il mattino dopo, nella planetaria, mettete 300 grammi di acqua a temperatura ambiente 
e unite il composto che avete fatto la sera prima, azionate l'impastatrice 
con il gancio ad uncino e fate sciogliere il lievito piano piano.
Iniziate a incorporare metà della farina, aggiungere lo zucchero, il cucchiaino di caffè 
e una volta assorbito il tutto aggiungete l'altra metà della farina. 
Alla fine mettete il sale e continuate a impastare fino a che non si sarà formato 
un impasto liscio e omogeneo, morbido ma non appiccicoso (incordatura).
Lasciate riposare l'impasto mezz'ora coperto con il tappo, 
dopodiché stendetelo su un piano per fare quella che è chiamata “laminazione” 
ossia stendete l’impasto su un piano e allargatelo delicatamente il più possibile,
quasi fosse un velo, stando attenti a non strapparlo. 
Una volta ben steso distribuite le pepite di cioccolata fondente 
e la tavoletta di cioccolata precedentemente sbriciolata grossolanamente. 
Ripiegate l'impasto su se stesso in modo da inglobare tutta la cioccolata 
e lasciate riposare di nuovo per mezz'ora.
Trascorso questo tempo cominciate una serie di pieghe in ciotola 
da ripetere ogni mezz'ora per tre volte, e alla fine lasciate riposare l'impasto un'ora.

A questo punto, stendete l'impasto sul piano e date la forma al vostro pane 
che andrete poi a mettere a lievitare per altre 3 ore
in un cestino da lievitazione rivestito con un panno di cotone o di lino.
Per non rischiare che si secchi la superficie potete coprire il pane con un panno 
o con una cuffietta non troppo in tirare, in modo che l'impasto cresca senza problemi.
Dopo due ore e mezza cominciate a riscaldare il forno alla massima potenza 
e posizionate una ciotola sul fondo con un po' d'acqua per creare il vapore. 
Quando il forno sarà caldo rovesciate il cestino su una pala, incidete il pane sulla
lunghezza e mettete a cuocere a 250 gradi per 15 minuti sulla placca del forno
(noi l'abbiamo messo su una placca di pietra refrattaria, ma va benissimo anche 
quella classica che si trova all'interno dei forni).
Dopo i primi 15 minuti andate a togliere il vapore 
e abbassate il forno a 230 gradi, cuocendo per altri 15 minuti. 
Adesso abbassate il forno a 200 gradi per altri 10 minuti spostando il pane sulla griglia. 
Trascorso questo tempo continuate ad abbassare gradualmente la temperatura 
per un'altra ventina di minuti fino ad ultimare la cottura:
il pane è corro quando "bussando" sotto "suona vuoto".
Se preferite gli ultimi dieci minuti potete cuocere il pane con la modalità ventilata 
per farlo asciugare meglio, oppure potete aprire leggermente il forno lasciando uno spiffero. 

Il profumo che sprigionerà riempirà la casa
e non resisterete a mangiare una fetta dietro l'altra.