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martedì 15 settembre 2015

~ La Provenza ~


Cinque giorni per noi,
per fare un viaggio che rimandavamo da anni.
"E' vicino... prendiamo al macchina e ci andiamo quando vuoi..."
Però non ci andavamo mai.
Sceglievamo mete più lontane, o che in quel momento consideravamo più interessanti o più accattivanti.
Lasciando lei sempre un po' in disparte.
Avere cinque giorni liberi e una meta in tasca.
Decidere all'ultimo momento di prendere e andare.
E forse doveva andare così. 
Forse aspettava di essere preso così, al volo.
Non doveva essere un viaggio programmato.
Solo uno di quelli che... "Andiamo!".
E così è stato: in viaggio verso la Provenza.
Cinque giorni, mille posti da voler vedere,
segnati di volta in volta su un bigliettino o impressi nella memoria,
consigliati da qualcuna di voi, o trovati per caso spulciando tra le foto di instagram.


Avignone.



Alle elementari avevo una maestra, la maestra Marina.
Era una maestra fuori dagli schemi.
Era una maestra, un'amica, una mamma.
Tutti le volevamo bene.
Aveva un metodo di insegnamento tutto suo.
Insegnava matematica, ma questo non lo ricordo.
Ricordo che ci faceva cantare in classe, o in quella piccola stanzetta di musica.
Accendeva lo stereo, metteva la cassetta (si gente! sono vecchia!) e cominciavamo a cantare.
Ci insegnava le canzoni che hanno fatto storia.
Alcune in italiano, altre in francese.
Il francese lo imparavamo con le poesie o cantando. 
Ricordo poco il francese, ma le sue lezioni le ricordo bene.
Una canzone ricordo, nonostante siano passati anni...
Non ricordo la pronuncia, ma risuona nella mia testa con le voci di bambini, quelle dei miei compagni di classe.


"Sur le pont d’Avignon,
L’on y danse, l’on y danse,
Sur le pont d’Avignon
L’on y danse tout en rond.
Les beaux messieurs font comme ça
Et puis encore comme ça.
Sur le pont d’Avignon
L’on y danse tout en rond..."
 




E quindi Avignone, con i suoi edifici imponenti, i suoi toni chiari 
e quel ponte a metà che mi ha fatto tornare bambina.
Non avevamo il tempo di visitare granchè, ma il ponte, al tramonto, quello si.
E intanto passeggiavamo per la città,tra uno scorcio e l'altro, mentre una giostra girava e i bambini ridevano felici...





L'Isle sur la Sorgue.

Viviamo in mezzo a un bosco.
La nostra casa era un vecchio mulino a acqua,
di quelli con le macine di pietra.
Era il mulino che macinava la farina che serviva per tutto il paese.
C'è ancora il vecchio forno dove cuocevano il pane.
Lo facevano solo una volta alla settimana, ma si manteneva fresco per tutti i sette giorni.
...Ma sto divagando...

Mulini, ruote, canali, chiuse.
L'acqua scorre fuori e dentro il paese. 
Ci sono ponti praticamente ovunque, e piccole imbarcazioni "parcheggiate" lungo i canali. 
Il rumore è quello dell'acqua che scorre, che muove grandi le ruote, mescolato alla musica e alle voci di un mercato che si anima fin dalla mattina presto.
L'odore delle alghe si fonde e si confonde con quelli che arrivano dalle bancarelle piene di formaggi e verdure locali.
Le persone passeggiano con le baguette sotto al braccio, dandogli un morso ogni tanto, curiosando tra i vecchi oggetti brocante in bella mostra fuori dai negozi o lasciati sul prato del parco.
Si trova di tutto, basta solo saperlo cercare.



Seguendo a ritroso il fiume, la Sorgue, si arriva alla sorgente.
Fontaine-de-Vaucluse è un posto magico e quasi surreale.
Un posto che fu rifugio di Petrarca.
Pieno di fascino e, se non fosse per i turisti, estremamente tranquillo e riposante.
L'acqua cristallina che scorre, il fruscio degli alberi mossi dal vento,
le papere che si spostano a gruppetti nell'acqua bassa. 
La vecchia ruota del mulino della carta che ancora gira e muove gli ingranaggi
che impastano, macerano e pressano per creare fogli con all'interno i piccoli fiori rosa e blu che si trovano lì intorno.

Peccato solo che questo "rifugio" sia diventato uno specchietto per turisti,
con (nascosti all'interno della galleria del mulino) negozi di caramelle e souvenir
di discutibile livello.    





Gordes, l'abbazia di Senanque e Roussillon

Gordes.
Fino a qualche anno fa era un paesino arroccato su una collina.
Con le sue belle case, i suoi piccoli vicoli da cui si scorgono cartoline di panorami mozzafiato.
Un paesino molto affollato rispetto alla sua grandezza.
Poi, nel 2006 il boom.
Esce la versione cinematografica di "Un'ottima annata", dall'omonimo libro. 
Il film riscuote un grande successo.
Le scene sono state girate principalmente qui a Gordes e a Bonnieux (un paesino vicino) e i vigneti sono quelli del Luberon.
Ora Gordes è tra i paesi più visitati della zona del Luberon.
C'è gente ovunque, turisti che fotografano una porta, uno scorcio, o la piazza che hanno visto nel film. Hanno aperto decine di ristoranti, le case sono diventate ambitissime e i ricchi proprietari hanno costruito piscine incastrate tra i vecchi muri bianchi e i giardinetti sulle terrazze.
Però quando penso a Gordes, ripenso al matrimonio della Sara e Riccardo.
Lo stile, l'atmosfera, la musica del film che riecheggia nell'aria e che diventa colonna sonora del loro amore.
Mentre passeggiavo rivedevo le immagini e le emozioni di quel giorno.




L'Abbazia di Senanque.
Non si può non fare un salto qui.
Se si cercano delle foto della Provenza, ecco che appare almeno una foto dei campi di lavanda fioriti che si stagliano davanti all'Abbazia.
Tra giugno e luglio le lavande sono nella loro piena fioritura e lo spettacolo è mozzafiato, ad agosto invece, sono state già raccolte e lasciate a seccare al sole in fascette appoggiate qua e la.
Sono i monaci che se ne occupano, che producono le saponette e il resto,
che poi vendono nel bazar laterale insieme a qualche libro e altri prodotti della zona.




Les Ocres de Roussillon.
Quando ero piccola frequentavo una scuola d'arte dopo scuola.
Gli oli erano la mia passione.
Doverli accuratamente preparare, mescolarli dolcemente con la spatola e appoggiarli sulla tavolozza prima di prendere il pennello e cominciare a dipingere.
Facevamo soprattutto paesaggi all'inizio.
Ci insegnavano come cambiano i colori quando ci si allontana tra le colline.
Usavamo colori caldi, quelli della terra: gli ocra. 

Valerio mi ha descritto "les Ocres" per giorni.
"Un paesaggio surreale" mi diceva.
Ed è vero! 
Già quando si arriva a Roussillon si capisce di essere nel posto giusto.
Gli intonaci chiari che contraddistinguono le case provenzali qui lasciano il posto a colori che vanno dall'ocra al mattone, proprio perché mescolati con la terra locale.
Il paese è piccolo, arroccato su una collina dai colori del fuoco 
e tutto intorno una rete di sentieri dove poter ammirare le vecchie cave di ocra.
(Se avete intenzione di fare una di queste passeggiate, ricordatevi di indossare scarpe che si possano sporcare, perché vi assicuro che poi non sarà così facile mandare via la polvere rossa che vi si attaccherà). 


{photo by the marthy's vintage garden ~ please don't use without permission}

Questa la nostra Provenza, fatta in fretta per cercare di vedere tutto,
prima di spostarsi verso la Camargue, nell'ultima tappa del nostro piccola vacanza.
Vi aspetto nel prossimo post!

6 commenti:

  1. che belle foto!!! mi hai fatto rivivere il mio viaggio di nozze!!! :*

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  2. Che foto stupende, e che posti magnifici!!inizio ad annotare anch'io, chissà, prima o poi....

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. Ti ringrazio tantissimo! Tu annota e metti da parte... Prima o poi la Provenza ti chiamerà... Ne sono sicura!!

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  3. Marty, foto stupende ma....chi non c'è stato non può capire fino in fondo quanta bellezza e quanta poesia c'è là... E' così affascinante da poter ammaliare anche i più scettici.... La Provenza chiama. E noi rispondiamo. Ancora, e ancora. P.S.: hai già deciso quando tornarci? ;-)

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